COMUNICATO STAMPA N.75

TERRACINA GESTIONE RIFIUTI E TARIFFE PER LA TARI: MENTRE IL PEF viaggia verso gli 11 milioni di euro ECCO L’aumento della Tari a carico dei cittadini, salvo qualche DILAZIONE E SCONTISTICA, GRAVANDO ANCORA DI PIU’ SULLE GIA’ MISERE CASSE COMUNALI, ma il Comune a febbraio del 2021 aveva INVECE prorogato l’appalto in essere per altri tre anni.

#svoltaverdeperterracina

Nella seduta di Consiglio dello scorso 30 maggio sono state approvate le tariffe Tari per l’anno 2022, tutte aumentate, a parte qualche dilazione e scontistica gravante sulle già misere casse comunali, e questo perché è aumentato il costo del Piano Economico Finanziario che stabilisce il costo del servizio di igiene urbana. Il documento DETERMINAZIONE DEL PIANO ECONOMICO FINANZIARIO 2022-2025 COMUNE DI TERRACINA validato dai revisori contabili, era stato presentato ed approvato con la delibera N. 20, nello scorso Consiglio Comunale del 27 Aprile 2022, per un importo che è arrivato a superare i 10 milioni di euro, prospettando di arrivare ad 11 milioni già nel 2024 con un incremento 2022-2024 di oltre il 10%. Adesso il Piano è stato sottoposto all’Arera per l’approvazione.

E’ evidente che si tratta comunque di un incremento delle somme che saranno chiamati a versare i cittadini e le imprese quest’anno  e negli anni a venire, nonostante la Tari a Terracina già non brillasse per essere tra le più economiche, visto che l’importo annuo della tariffa rifiuti per una famiglia tipo di tre persone che vive in una casa di 100 metri quadrati a Terracina nel 2020 era di 272,9 euro (fonte MEF) ed in presenza di una quota di residui attivi (cioè di Tari non pagata negli anni) nel consuntivo 2021 recentemente approvato che sfiora i 18 milioni di euro. L’aumento, come spiegato nel Piano, deriva da diversi fattori tra cui il costo di gestione del servizio e il tasso di inflazione legato all’indicizzazione Istat.

Come noto, si tratta dell’appalto più importante del Comune di Terracina per un costo di quasi 10 milioni di euro l’anno ed alla luce dell’aumento del costo del PEF, a nostro modo di vedere, non ci sembra affatto una buona idea il rinnovo, per la durata di tre anni, del contratto all’attuale gestore agli stessi patti e condizioni del contratto originario, deciso con un provvedimento, inserito nella delibera della Giunta Comunale del 4 febbraio 2021, con il quale il contratto (con scadenza 21 marzo 2021) è stato rinnovato all’associazione temporanea d’impresa costituita da De Vizia e Urbaser. Proroga di tre anni prevista all’art. 5, comma 1, del Capitolato Speciale d’Appalto di gara.

Quindi pur essendo la proroga prevista dal capitolato, sarebbe stato, a nostro avviso, opportuno dal punto di vista gestionale e nella possibilità dell’ente rinegoziare le condizioni in termini più vantaggiosi o decidere per una nuova gara per ottenere un risparmio economico, a maggior ragione visto che, nel comune di Terracina, il Costo Unitario Effettivo di gestione del servizio (Euro/tonnellata prodotta) è in costante aumento, 360,9 €/tonnellata (2018), 368 €/tonnellata (2019), 379,4 €/tonnellata nel 2020 e considerato anche che, dai dati del Catasto Rifiuti Ispra,  il costo medio nazionale di gestione del servizio per i comuni nella fascia di popolazione 15.000-50.000 abitanti (332,3 €/tonnellata nel 2018 e 337,2 €/tonnellata nel 2019) è molto più basso. Questo Costo Unitario Effettivo tenderà a crescere ulteriormente nei prossimi anni visti gli ulteriori aumenti previsti dal PEF 2022-2025 sia per alcuni servizi integrativi (incremento della raccolta dei rifiuti abbandonati in aree pubbliche, parchi giardini e aree verdi; svuotamento cestini in aree pubbliche in cui viene incrementata l’attività di raccolta di rifiuti abbandonati) di cui francamente non si comprende la necessità di integrazione visto che sembrano essere a tutti gli effetti servizi ampiamente ricompresi, a nostro avviso, nell’attuale quadro contrattuale, sia per gli oneri variabili aggiuntivi che si intende sostenere per l’adeguamento agli standard e ai livelli minimi di qualità previsti dalla delibera Arera n. 15/2022/R/Rif, in particolare, l’Ente prevede il passaggio, dal 2024 sulla base di un nuovo appalto affidato con procedura di gara, a tariffazione puntuale e l’adeguamento del posizionamento nella matrice dello schema regolatorio per la qualità al livello III intermedio (attualmente siamo a livello I).

E’ importante puntualizzare che con la deliberazione n. 443 del 31/10/2019 e le successive deliberazioni, tra cui la n. 57/2020,158/2020 e 238/2020, l’ARERA ha definito i criteri di riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento del servizio integrato dei rifiuti ed ha introdotto un nuovo metodo di determinazione delle tariffe TARI, ossia il Metodo Tariffario Rifiuti (MTR), prevedendo parametri in grado di individuare i costi efficienti, attraverso limiti agli aumenti tariffari che impongono una stretta coerenza tra il costo e la qualità del servizio reso dal gestore.

Inoltre se guardiamo agli altri indicatori che caratterizzano il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani del Comune di Terracina, a parte la percentuale (75,11 %, dato Catasto Ispra 2020) di raccolta differenziata che viaggia su ottimi livelli da alcuni anni, tutti gli altri indicatori (la produzione totale pro capite di rifiuti, la produzione pro capite della frazione indifferenziata, la produzione di plastica, la tari) sono ampiamente migliorabili e lontani dalle performance migliori (dati ISPRA e Legambiente), e la tariffa puntuale, già attiva in centinaia di comuni italiani è ancora di là da venire, visto che apprendiamo dal PEF che non vedrà la luce prima del 2024 e solo con il nuovo appalto. L’attuale contratto di appalto, con l’ATI De Vizia Transfer S.p.A. / Urbaser S.A. scadrà il 12/03/2024.

“Il Consiglio comunale di Terracina prende atto, preoccupato, dell’aumento del Piano Economico Finanziario (PEF) 2022-2025 e approva le già “salate” bollette della TARI (tassa rifiuti) per il 2022 e gli anni a venire, impegnando le già misere casse comunali su qualche scontistica in più, ma nessuno in quell’aula consiliare si preoccupa dei 18 milioni di mancate entrate da Tari su cui bisognerebbe cominciare a fare chiarezza individuando e perseguendo gli evasori con maggiori controlli e sanzioni, come pure, nessuno in quell’aula chiede perché un anno fa, a febbraio del 2021, l’Ente ha proceduto a rinnovare, a condizioni invariate, all’attuale gestore, l’appalto per altri tre anni. Una buona idea? Non sembra, visto che non sono molti i fattori su cui poter agire per ridurre il PEF e l’unico, a parte l’incremento dei ricavi derivanti da vendita di materiali che oggi il gestore comunica essere pari a 409.856 euro, è proprio il costo di gestione. Allora visto che i costi unitari effettivi di gestione sono in costante aumento e destinati ancora a crescere, una rinegoziazione economica degli attuali impegni o una nuova gara avrebbero, a nostro avviso, permesso di ottenere un risparmio consistente in tre anni per i cittadini. Ciò detto, sarebbe opportuno capire, prima dell’approvazione di Arera ed il successivo passaggio di approvazione in Consiglio comunale del PEF, cosa propone adesso l’Amministrazione e cosa propone l’Azienda che gestisce attualmente il servizio (magari presentando un suo Piano Industriale) per migliorare il servizio e soprattutto ridurre ed ottimizzare i costi della sua gestione, salvaguardando i livelli occupazionali e auspicando che nei prossimi anni la richiusura del ciclo a livello di Enti di Governo d’Ambito Territoriale Ottimale (EGATO,  con la predisposizione della relativa impiantistica possano produrre gli effetti positivi desiderati anche sui costi di conferimento e smaltimento dei comuni pontini. Certo sentire consiglieri ed assessori giustificare gli aumenti del PEF e in conseguenza di questi l’aumento delle tariffe TARI, in quanto legati, a detta loro, ai costi della transizione ecologica e al particolare livello di qualità del servizio offerto quando il Comune di Terracina è posizionato nello schema regolatorio al livello minimo degli standard di qualità della delibera Arera o riportare in auge nuovamente l’impianto di compostaggio anerobico di Morelle come una opportunità per ridurre il costo del PEF è davvero privo di ogni senso logico. Di questo impianto si vagheggiava già tre anni fa e lo abbiamo detto già allora che quell’impianto è semplicemente impensabile perchè in contrasto con i criteri stabiliti dal Piano Rifiuti regionale sulla idonea localizzazione (zona a rischio alluvioni da PAI e viabilità inadeguata, solo per citarne due di criteri che non vengono rispettati), oltre che essere economicamente insostenibile a meno di non caricarsi come Comune di altri costi e far lievitare ulteriormente il PEF già disastrato o convogliare a Terracina tutta la frazione organica della nostra Provincia e non solo, per renderlo economicamente efficiente. Apprendiamo, invece dal PEF, che la tariffa puntuale, che darebbe un reale vantaggio in termini economici ai cittadini, e di là da venire nonostante sia fondamentale per applicare concretamente il principio sacrosanto di “chi inquina paga” in base al quale i cittadini potranno pagare la tassa in base ai rifiuti effettivamente prodotti. Ci piacerebbe poi sapere finalmente se e come verrà gestito il servizio di pulizia delle spiagge durante tutto l’anno o l’attività di raccolta, trasporto e smaltimento amianto da utenze domestiche, ad esempio. Infine, poche settimane fa,  la Regione Lazio, con la proposta di delibera n. 13257, ha deciso di istituire, anche per i rifiuti, gli Enti di Governo d’Ambito Territoriale Ottimale (EGATO), con il compito di organizzare il servizio di gestione integrato dei rifiuti urbani secondo criteri di Efficacia, Efficienza ed Economicità dando piena attuazione alla normativa europea, nazionale, regionale e nazionale, secondo le quali il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani deve aver luogo rispettando i principi di autosufficienza e prossimità, e nella speranza che non si mettano in piedi nuovi carrozzoni politici al servizio della solita filiera del voto clientelare sulle spalle dei cittadini. Un mese fa, il Commissario nominato dalla Regione a dicembre scorso con l’obiettivo di individuare, con un incarico di quattro mesi, gli impianti di chiusura del ciclo “minimi” come da art. 6 della deliberazione ARERA n.363/2021 in ambito provinciale, ha individuato la terna dei siti più idonei. Si tratta di due cave dismesse, una sul territorio di Aprilia, in località Puntoni, e una sul territorio di Cisterna, in località Sant’Angelo. C’è poi una terza opzione, ed è il sito industriale ex Goodyear, anche quello a Cisterna. A questo riguardo, ricordiamo l’inutile recente polemica sulla cava di Camposoriano, polemica che è servita a qualche partito solo per riempire le pagine del giornale mentre qualcuno dovrebbe spiegare come ci è finita la cava di Camposoriano nel novero dei siti valutati per la discarica, perché di certo da qualcuno era stata proposta.  Nel frattempo abbiamo avuto anche la “bella” notizia dell’inceneritore a Roma, dove si viaggia da anni al 40% di raccolta differenziata ma dove un commissario non è stato mai nominato. Certamente non un bell’esempio per la nostra Regione e per il Paese, visto che tanti comuni, ed i loro cittadini, in questi anni (dal 2012) si sono impegnati per superare il 65% di raccolta differenziata previsto per legge, legge che a Roma, a quanto pare, non sembra valere.” Dichiara Gabriele Subiaco co-portavoce di Europa Verde Terracina e Consigliere nazionale di Europa Verde.